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6mila euro per un chilo di capelli. Parrucche ed extension sono un business – QuiFinanza

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Sino a 6mila euro per un chilo di capelli: parrucche ed extension diventano un business da milioni di euro, soprattutto online, dove la vendita di capelli cresce a dismisura e un taglio può valere tantissimo. Le aziende che realizzano extension e parrucche infatti sono disposte a pagare cifre esorbitanti per avere capelli da utilizzare. Il valore della chioma cresce a seconda della lunghezza e del colore: più è chiaro e lungo, più alto è il suo valore.
Sul web sono presenti moltissime chat e siti dedicati ai capelli, che vengono tagliati, venduti e lavorati per finire sulla testa di qualcuno. Anche in Italia il business è florido, come dimostrano Mario Audello e Roberto Paglialunga, che della lavorazione dei capelli ne hanno fatto un mestiere.
“I capelli hanno un costo che varia da 100 euro a 6mila euro al chilo – ha spiegato Paglialunga in un’intervista -. Più sono lunghi più sono contesi, chiari o bianchi sono i più ricercati poiché rari rispetto a quelli scuri. Anche la provenienza fa la differenza: quelli orientali costano meno visto che sono più reperibili, ben comprati quelli dell’Est Europa meno ‘rovinati’ tra gli europei, buoni alcuni ceppi sudamericani”. Ne consegue che un chilo di capelli chiari, lisci e con una lunghezza di 50 centimetri, possono costare sino a 2mila euro, se la lunghezza è di 20 centimetri, invece il prezzo scende a 450 euro.
I più rari, e quindi più costosi, sono quelli ricci, che sono molto più ricercati rispetto ai lisci. Il colore migliore è il biondo, poi viene il rosso e infine il nero. Nel commercio dei capelli vengono valutati soprattutto colore, lunghezza e conformazione naturale. “I capelli trattati con prodotti chimici, come le tinture, valgono davvero poco – hanno raccontato gli esperti – le extension consentono criteri di selezioni meno rigidi, rispetto alle caratteristiche per una parrucca di qualità da usare nel cinema o in teatro, ma il prezzo si arresta a un centinaio di euro”.
Negli ultimi anni la richiesta di extension è decuplicati e la difficoltà nel reperire capelli di buona qualità ha spinto i produttori a virare verso le fibre sintetiche. “In Italia non c’è più già da 25 anni questo tipo di mercato – ha spiegato Audello – negli anni Sessanta nel Cuneese c’erano ditte che esportavano in mezza Europa, esisteva la figura del ‘raccoglitore di capelli’, al capello è dedicato un museo in Piemonte. Ora è Madrid, e in parte la Germania, a detenere il monopolio nel Vecchio Continente”.
Paglialunga gira ancora il mondo in cerca di capelli: “Compro i capelli in giro per mondo, si scovano per lo più attraverso conoscenze e bisogna avere fortuna – ha raccontato -. Rintracciare dei lunghi capelli bianchi è come imbattersi in un quadrifoglio. Difficile trovare donne europee che portano capelli lunghi, prima in Italia un ottimo bacino era la Sicilia, ora bisogna spostarsi all’esterno. Il dialogo – ha svelato – è sempre più difficile per questioni legate a certificati sanitari, per problemi politici come nel caso del Venezuela o difficoltà doganali in Romania, Brasile, Russia o Cina; inesistente poi il commercio con i Paesi Arabi”.
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