Dal web

Gene Gnocchi all'ATP Firenze: “I miei scoop con Federer sotto la … – Ubitennis

wp header logo 67 Gene Gnocchi all'ATP Firenze: “I miei scoop con Federer sotto la ... - Ubitennis

Il direttore Scanagatta incontra il comico autore di Tennispedia, ora alla ricerca di un sostituto di Roger Federer, che svela diversi retroscena, come il motivo della separazione tra Djokovic e Piatti. E perché allenerebbe Camila e Bouchard
Pubblicato
il
By
Ospiti famosi tra gli spettatori dell’UniCredit Firenze Open. Gene Gnocchi è uno di questi. Il famoso comico italiano ha confessato a Ubaldo Scanagatta la sua passione per il tennis. Fan sfegatato di Federer, non ha ancora elaborato il “lutto” sportivo per l’addio al tennis dell’atleta svizzero. Autore del libro “Tennispedia”, ecco cosa ha raccontato al direttore di Ubitennis.
“Sono a Firenze a cercare l’erede di Federer. L’ho trovato in Bublik. Oggi ha anche slacciato le scarpe del giudice di sedia. Ne fa di tutti i colori, come fai a non volergli bene” afferma Gnocchi.
“Tennispedia” è un libro con il quale spiega a modo suo e in maniera comica alcune storie e i termini tecnici più famosi. Da Agassi alle Williams fino a come curare il braccino. Tra gli aneddoti simpatici anche le extension di Andre: “Tutti sanno che le usava. Però pochi sanno che le usava perché tutti lo scambiavano per Enzo Paolo Turchi. Per questo Turchi fu costretto a sposare Carmen Russo: per non farsi confondere con Agassi”.
Questo e altro ancora in un libro che, a detta scherzosa di Gene Gnocchi, non ha subito aumenti per il “caro energia”.

Sponsored by U.S. POLO ASSN.
IL TABELLONE COMPLETO E AGGIORNATO DELL’ATP 250 DI FIRENZE
Italiani in campo oggi sabato 15 ottobre: Sonego/Vavassori, Musetti a Firenze e Paolini a Cluj cercano la finale. A che ora e dove vederli
Tennis Napoli Cup: la città del golfo tra poesia e tennis
Il tennis è uno degli sport che richiede più tempo ed energie agli appassionati che vogliono seguirlo e capirlo. La sfida dei fusi orari dall’Australian Open a Flushing Meadows e il calo d’interesse provocato dai ritiri di Federer e Serena Williams. Il difficile compito di mantenere la sua struttura tradizionale e al contempo renderlo appetibile a un pubblico sempre più ampio.
Pubblicato
il
By
Quando un anno volge al termine è sempre il momento di guardarsi dentro e vedere dove si è arrivati e dove si sta andando, cercando di capire quali sono i nodi da sciogliere per poter sperare in un futuro migliore. Proprio poche ore fa Netflix, il colosso delle piattaforme streaming, ha annunciato l’imminente uscita tra poco meno di un mese di “Break Point” la docuserie girata nel corso della stagione 2022 su immagine e somiglianza di “Drive to Survive”, l’analoga docuserie basata sulla Formula 1 che ha fatto prendere il volo all’interesse per questo sport soprattutto in Nord America.
Il tennis si è messo davanti alle telecamere di Netflix per gli ultimi 11 mesi per creare un prodotto che possa attirare nuove fasce di appassionati e/o praticanti a questo sport, cercando di parlare il linguaggio universale dell’intrattenimento.
È un tentativo, fortemente voluto dal Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi e dai suoi colleghi ai vertici del tennis, per far sì che il tennis possa competere con il crescente numero di alternative di svago che hanno a disposizione i consumatori del ventunesimo secolo, e soprattutto per iniziare a tirare una prima picconata al problema più importante che il tennis si trova ad affrontare per il suo futuro a medio termine.
E no, non si tratta del 3 su 5 o della durata eccessiva delle partite, e nemmeno quello delle eccessive pause tra un punto e l’altro o dei medical time-out. E non è nemmeno il ritiro delle star che hanno dominato gli ultimi decenni, anche se certamente gli addii di Roger e Serena non aiuteranno. Il vero problema del tennis è che è uno sport tremendamente difficile da seguire, che pretende dai suoi appassionati sforzi che paiono sempre meno giustificabili nella realtà contemporanea.
Il tennis è uno sport nel quale generalmente non si sa chi gioca contro chi fino al giorno prima; non si sa più o meno quando si gioca una partita fino alla sera precedente (quando viene pubblicato il famigerato Order of Play); e non si sa effettivamente quando questa partita comincia fino a che… non comincia. E questo senza arrivare alla questione di quando si sa chi vince…
Alla redazione di Ubitennis arrivano regolarmente domande del tipo: “Quando gioca Berrettini al torneo di Roma?” Eh già, la gente vorrebbe prendere i biglietti, programmare la propria giornata, sapere se deve prendersi il pomeriggio libero o magari cercare una baby sitter per i figli la sera. Solo che la risposta tende ad essere sfuggente come una farfalla in un campo primaverile.
Ci è stato chiesto non più tardi di qualche giorno fa: “vorrei comprare i biglietti per i quarti di finale maschili degli Internazionali, mi potete dire che giorno si giocheranno?” Con l’allungamento del torneo a due settimane, la programmazione, anche di massima, al momento è un grosso punto interrogativo.
Per questo motivo negli ultimi tempi si è assistito alla proliferazione di manifestazioni più o meno ufficiali dalle formule non necessariamente ortodosse che deviano dai dettami classici della tradizione tennistica, e che vengono guardate dai tifosi più fondamentalisti che bazzicano su questo sito come la madre di Rose (Kate Winslet) nel film Titanic guardava il fascinoso squattrinato Jack Dawson (Leonardo DiCaprio): come un insetto pericoloso che doveva essere schiacciato velocemente.
“In un torneo tradizionale, se un fan compra un biglietto non può sapere chi vedrà e quando”
E questi radicalisti del tifo tennistico rappresentano un altro problema, seppur di minore entità, per uno sport che ancora fatica a scrollarsi di dosso l’etichetta di passatempo snob per ricchi. Secondo questi depositari della memoria storica della passione tennistica, i “galloni da tifoso” vanno guadagnati sul campo, ovvero con le nottate gelide di gennaio passate davanti alla TV a seguire l’Australian Open oppure con le notti in bianco tirate fino all’alba per qualche sessione notturna di Flushing Meadows. Solo chi si sveglia alle 3 del mattino per guardare i primi turni del torneo di Pune o si arrabatta con streaming pirata uzbeki per le qualificazioni del WTA di Hua Hin gode del privilegio di potersi definire “tifoso di tennis”… cosa volete che ne sappia chi guarda le Finals sulla Rai con il commento di Panatta e non sa nemmeno i nomi di tutti gli ATP 500!
La comunità dei tennisofili non è per nulla accogliente ed è autoreferenziale come poche. Forse per timore di perdere l’expertise costruito con il sudore della fronte fin dagli anni di Capodistria e Telepiù, i suoi membri sono reazionari fino all’estremo, e accettano solo con grande riluttanza qualunque deviazione dalla Tradizione.
Tutto ciò non aiuta l’avvicinamento di nuovi “adepti” alla comunità degli appassionati di tennis, anche perché la struttura stessa dello sport di fatto rende la passione per il tennis un vero e proprio lavoro. Per due mesi l’anno, durante i quattro Slam, bisogna sospendere tutti gli altri elementi della vita quotidiana e sintonizzarsi su un fuso orario diverso per passare giornate quasi da reclusi davanti allo schermo, sperando in qualche modo di non essere licenziati dal lavoro, di non bucare troppi compiti in classe o esami a scuola e di evitare di essere piantati in tronco dalla propria metà. E anche quando non ci sono gli Slam, la stagione dura 11 mesi l’anno: non ci si ferma mai: i Masters 1000, le Finals, la Davis, il torneo di casa… È una maratona fatta di tanti sprint.
Continua a pagina 2: i tanti abbonamenti, i programmi forzatamente flessibili e gli intrattenimenti alternativi sempre più numerosi
Il 17enne Felipe, grande protagonista della stagione juniores, ha scelto di gareggiare per l’Italia e ora punta all’Australian Open Junior: “Dove mi vedo a 20 anni? Come minimo in top 500”
Pubblicato
il
By
Felipe Virgili, omonimo ma non parente di Adelchi e Augusto, ha 17 anni, ne compirà 18 il prossimo 20 gennaio, ed è nato in Spagna, per la precisione a Minorca, da genitori italiani che si erano trasferiti nell’isola. Da un anno vive a Lecce dove il Circolo Tennis Mario Stasi lo ha ‘adottato’, schierandolo in Serie A e seguendolo nel suo percorso di crescita. In questa stagione ha ottenuto molti successi di prestigio nel circuito juniores, vincendo ben cinque tornei (Hasselt, Telde, Pescara, Porec e Dubrovnik), e finendo per essere notato dalla Federazione che l’ha convocato a Tirrenia per una settimana di stage. Anche perché lui, in possesso di doppio passaporto, si è sempre sentito italiano e vuole competere dalla prossima stagione sotto la nostra bandiera. L’abbiamo contattato proprio a Tirrenia per conoscerlo meglio.
Buongiorno Felipe, allora come sta andando la tua prima esperienza al Centro Federale di Tirrenia?
E’ un’esperienza fantastica e rimarrò qua tutta la settimana. Alterniamo il lavoro fisico a quello più propriamente tecnico. Per quanto riguarda la parte fisica, visto che sono in piena preparazione invernale, continuo col mio programma originale. Per la parte tennistica gioco con gente sempre diversa e anche molto forte, quindi il confronto è molto stimolante. Ad esempio questa mattina ho giocato con Francesco Passaro”.
Ti ha massacrato?
No dai (ride, ndr), ho anche fatto bella figura. Poi siamo legati dalla comune prospettiva del prossimo Australian Open, dove io giocherò il torneo junior mentre lui farà le qualificazioni dei ‘grandi’. E quindi ne parliamo spesso”.
Come si svolge la tua giornata?
“Due ore di tennis la mattina e poi un’ora e mezza di palestra. Nel pomeriggio altre due ore di tennis e infine un po’ di scarico”.
Chi c’è lì con te?
“Federico Bondioli, Giacomo Nosei e Mattia Ricci. Poi ci sono alcuni ragazzi più grandi: Passaro, come ti dicevo, Federico Arnaboldi e Luca Potenza”.
Proprio in questi giorni hai cambiato bandiera, dico bene?
“Sì, io ho sempre avuto il doppio passaporto ma ero tesserato per la Federazione spagnola. Però il mio desiderio, fin da piccolo, era di giocare per l’Italia e proprio in questi giorni pare che siamo arrivati a capo di una procedura burocratica/diplomatica che si è rivelata più complessa del previsto”.
La Federazione spagnola non voleva mollarti?
“Mi piace pensare che sia così”.
Ma tu ti senti più italiano o spagnolo?
“Italiano italiano, l’ho sempre detto fin da piccolo. Ai mondiali, tanto per dire, tifo sempre Italia. E adesso, dopo un anno di permanenza a Lecce, mi accorgo che ho anche smesso di pensare in spagnolo”.
Raccontaci la storia di questa tua particolare famiglia.
“I miei si trasferirono a Minorca una ventina di anni fa. Andarono là per fare le vacanze e se ne innamorarono. Poi la famiglia è cresciuta (adesso sono in sette fratelli, cinque maschi e due femmine, ndr), e cinque di noi figli sono nati sull’isola. Mio padre di Bologna e mamma di Modena, ma da tempo siamo perfettamente integrati nella comunità isolana e nessuno pensa di tornare nella nebbia padana. Mio padre ha un’agenzia immobiliare e mamma prepara dolci per i ristoranti dell’isola. E tutti, chi più chi meno, si interessano di tennis: mia madre è arbitro internazionale e due miei fratelli sono maestri”.
Mi dicevi che a Tirrenia ti mancano i dolci di tua madre.
“Puoi dirlo! Non è che qui si mangi male ma io a tavola sono abituato a farmi onore e qui non mi lasciano prendere il bis (immaginiamo per motivi dietetici, ndr) e io sto impazzendo (ride, ndr). A fine cena mi tocca mangiare 15 mandarini per cercare di saziarmi!
Come sei finito a Lecce?
“Mi chiamò Mario Stasi, il nipote del fondatore del Circolo, per giocare la Serie A. Quattro anni fa mi mandò il contratto e io accettai, con la possibilità, essendo minore di 16 anni, di essere tesserato come ‘vivaio’. Poi c’è stato il Covid e allora ho esordito solo nel 2021 ma devo dire che mi sono subito innamorato della città, così non appena il Circolo mi propose di trasferirmi e di allenarmi là a tempo pieno ho accettato senza esitazioni. Città bellissima e clima stupendo, molto simile a quello cui sono abituato in Spagna. E al Circolo mi hanno trattato da subito come uno di famiglia”.
Parlami del tuo staff.
“Mi alleno con Andrea Trono e Tommaso Mannarini”.
Adesso il circolo ha perso Franco Agamenone.
“Mi è dispiaciuto molto da un punto di vista umano ma devo dire che comunque il livello degli allenamenti è rimasto molto alto”.
Siete arrivati in finale nel campionato di A2.
“E abbiamo perso con Bisenzio. Bravi loro, ma noi siamo stati comunque molto soddisfatti perché avevamo iniziato l’anno con l’unico obiettivo di salvarci e invece abbiamo chiuso in testa il nostro girone eliminatorio”.
Tu sei un mancino naturale che però gioca con la destra.
Colpa di mio fratello Daniele (ride, ndr). Quando eravamo piccoli io impugnavo la racchetta con la sinistra ma lui, che era di poco più grande di me, pensava che fosse obbligatorio giocare con la destra e quindi mi forzò a cambiare mano. Ed è l’unica cosa che oggi faccio con la destra perché mangio e scrivo con la sinistra”.
Quali sono i punti forti del tuo repertorio e dove invece devi migliorare?
Il punto forte è sicuramente il diritto, quelli da migliorare il rovescio (che gioca a due mani, ndr) e il gioco di volo. Ma in quest’ultimo anno sono migliorato tantissimo, anche nel servizio. La parte atletica invece va già benissimo, ma essendo spagnolo questa cosa ce l’hai nel sangue (ride, ndr), su quella mentale sto lavorando assieme alla mia mental coach che si chiama Mar Montra”.
Parliamo del programma 2023. Inizi come abbiamo detto in Australia, e dopo cosa farai?
Continuerò coi tornei junior, privilegiando quelli più importanti, cioè i Grado 1 e 2 e poi cercherò di giocare qualche Future, un circuito dove non ho mai giocato. Sperando di conquistare quanto prima i miei primi punti ATP”.
Dove ti vedi a 20 anni?
“Mi piacerebbe essere in top 500, come obiettivo minimo. Poi è ovvio che mi piacerebbe fare anche meglio. In ogni caso voglio fare del tennis la mia professione”.
Quando sei in giro per tornei cosa fai nei momenti off?
Guardo video di pesca”.
Come? Ho capito bene? Niente Netflix o musica ma video di pesca?
“Esatto (ride, ndr), a me piace tanto andare a pesca. Sia pesca subacquea che con la canna. Per un isolano è abbastanza normale. Poi vado anche a caccia. Ad esempio a Lecce ho trovato un amico che va spesso a beccacce e io lo accompagno”.
Quindi fai quelle cose tremende tipo svegliarti alle quattro del mattino?
“Proprio così, svegliarmi prima dell’alba e andare nel bosco, in mezzo alla natura, mi piace tantissimo”.
Chi sono i tuoi migliori amici nel mondo del tennis?
“A Lecce c’è un gruppo fenomenale, con Omar Brigida, Lorenzo Vaccaro, Alessandro Coccioli, Giannicola Misasi e Valerio Trabacca siamo come una famiglia. Organizziamo gite, cene e cerchiamo di stare assieme il più possibile”.
A Natale rientri in famiglia a Minorca?
“Sì, dal 20 al 26 poi torno a Lecce ad allenarmi in vista dell’Australian Open. Partirò per l’Australia ai primi di gennaio”.
Grazie del tuo tempo Felipe, buone Feste e buona carriera, ti seguiremo con attenzione.
Grazie a te e a tutti i lettori di Ubitennis”.
Segui su Instagram: @massimogaiba
L’ex numero 3 del mondo prende il posto di Bruguera che ha preferito non interrompere la sua collaborazione con Zverev
Pubblicato
il
By
Nessuna sorpresa rispetto alle anticipazioni provenienti dalla Spagna: sarà David Ferrer a capitanare Alcaraz e compagni nel corso della prossima edizione della Coppa Davis. L’ex numero 3 del mondo ha firmato il contratto di tre anni offertogli da Javier Soler, il direttore sportivo della Federazione spagnola, e prenderà così il posto di Sergi Bruguera. Ferrer era sostanzialmente candidato unico, in quanto prima scelta dei giocatori ma anche dei dirigenti federali che avrebbero ripiegato su altre opzioni (a partire da Feliciano Lopez) solo in caso di rifiuto di David. Già durante le finali di Malaga dello scorso novembre, comunque, il valenciano aveva manifestato il desiderio di guidare la selezione spagnola e infatti l’accordo è stato raggiunto con grande rapidità.
A facilitare la nomina di Ferrer, che quest’anno aveva ricoperto il ruolo di direttore della manifestazione in mano a Kosmos, ci ha pensato anche lo stretto legame tra lo stesso David e il manager di Alcaraz, Albert Molina. Quest’ultimo, infatti, ha curato gli interessi di Ferrer per tutta la sua carriera e per la Federazione spagnola (RFET) non può che rappresentare un valore aggiunto il fatto di poter contare su un capitano vicino al clan dell’elemento centrale della squadra. A determinare, invece, la fine del rapporto con Bruguera non è stata tanto l’eliminazione ai quarti di finale per mano della Croazia (un risultato che poteva essere messo in conto per l’assenza proprio di Alcaraz), ma la sua collaborazione con Zverev – iniziata a marzo. Secondo AS, la Federazione non avrebbe gradito granché questo impegno di Bruguera che, però, ha confermato di voler continuare a seguire il tedesco. Di conseguenza, non gli è stata presentata un’offerta per rinnovare il contratto.
Zverev, che tra l’altro ha avuto come allenatore anche Ferrer nel 2021, è tornato quindi indirettamente al centro delle scelte della Federazione spagnola sul capitano di Davis. Se l’era Bruguera è finita per “colpa” sua, infatti, si potrebbe dire lo stesso per quanto riguarda l’inizio. Nel 2017 la RFET aveva optato per Juan Carlos Ferrero che però decise di restare con Sascha, di cui era il coach, lasciando così campo proprio a Bruguera. Cinque anni dopo Sergi lascia la Spagna – con una insalatiera in più (quella del 2019) – a un ‘uomo Davis’ come Ferrer che da giocatore ne ha vinte tre, disputando quattro finali e aggiudicandosi 28 dei 33 match giocati con la maglia della nazionale. David esordirà da capitano a casa sua, a Valencia, il prossimo 11 settembre quando inizierà uno dei gironi di qualificazione alle Finals del 2023.
La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.
 

Copyright © UBISPORTING srl | P.IVA 06262320481 Piazza Niccolò Tommaseo 1, 50135 Firenze (FI)
Iscritta alla Camera di Commercio di Firenze, capitale sociale di 10.000,00 € i.v.

source

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *